“DOPO LA PROVA” di Ingmar Bergman
con un’attrice da definire
Regia Gabriele Lavia
LO SPETTACOLO
Un palcoscenico vuoto. Un lungo tavolo per le “prove a tavolino”. Tante sedie attorno al tavolo in posizione non ordinata. Come se qualcuno si fosse seduto, poi alzato e poi andato via, lasciando il palcoscenico vuoto. Accanto al tavolo, sulla sinistra, tanti diversi oggetti che, si potrebbe pensare, serviranno per lo “spettacolo”. Tra di essi, un grande specchio, a figura, girevole, un pianoforte, una culla, un divano, un banco di scuola, un pallottoliere, un fantoccio di pezza di dimensione umana, un lettino da bambini, una vecchia fisarmonica, e tanti carrilons. Questo “ammasso” di mobili è ricoperto da un tele grigio. A capotavola, il regista, il maestro Vogler, è immobile, come imbalsamato, la testa appoggiata sul tavolo.
Sul tavolo, libri, quaderni, il copione, un thermos, tazze e bicchieri. Molto strano, un paio di mutandine femminili sono a terra. Tutto appare come una fotografia in “bianco e nero”. Dal nulla appare Rakel, vestita di rosso, e dice:
“Vuoi fare l’amore con me?”. Così comincia “Dopo la prova” di I. Bergman. La storia del fallimento umano
di un uomo di grande successo che, senza saperlo, senza volerlo, ha trascinato altre vite nel suo fallimento.
Gabriele Lavia
