a cura di Claudio Di Palma
Tratto dall’omonimo carteggio tra Eduardo e Luca De Filippo curato da Maria Procino
con Claudio Di Palma – Francesco Roccasecca
disegni Simona Fredella
Un dialogo tra padre e figlio attraverso trent’anni di lettere: Se ti parlo, mi parlo mette in scena il carteggio tra Eduardo e Luca De Filippo, rivelando un legame profondo, umano e poetico. Tra luce e ombra, la parola diventa specchio, memoria e presenza viva nel tempo.
NOTE DI REGIA
Se ti parlo, mi parlo trasla sul piano dialogico il senso di quella specularità identitaria, “Si te veco, me veco”, cui una famosa poesia di Eduardo dedicata a Luca fa riferimento. È un racconto che traduce, in forma pre-teatrale, un
prezioso ed inedito carteggio epistolare tra padre e figlio, studiato e raccolto rigorosamente da Maria Procino
consulente storico-artistica della Fondazione Eduardo De Filippo e pubblicato per ricordare Luca a dieci anni dalla sua scomparsa. Circa trent’anni scanditi dalla mediazione della scrittura. Circa trent’anni in cui è possibile registrare l’esercizio di un magistero umano prima che artistico.
Un tempo che, anche quando segnato da dolori e condizioni emotive complesse, rivela un rapporto fatto d’intese profonde e dichiara l’ umanissima reciprocità d’amore e rispetto che lo ha animato.
APPUNTI DI REGIA
In scena la luce ritaglia angoli di vita quotidiana possibile, realizza spazi ristretti in cui le lettere si scrivono,
recapitano, leggono, ripensano. Pochi oggetti presenziano il prodursi e riprodursi di un rapporto a distanza intenso, sentito. Una poltrona per sospendere lo sguardo, un letto per disperderlo nel sogno, un banco per concentrarlo nell’apprendimento, una scrivania su cui muoverlo per immaginare una regia. Uno specchio, infine, per scoprire il proprio in quello adiacente, riflesso e simile dell’altro. Negli spazi vuoti le parole corrono in una tensione inesausta, con cifra epistolare già teatrale. Eduardo e Luca sono lì più ombre che carne, più parola che corpo, più memoria che presente o meglio, memoria ineludibile che resiste nel presente.
Claudio Di Palma


