MADDALENA CRIPPA

MADDALENA CRIPPA

“AGAMENNONE”  di Fabrizio Sinisi

Con Sergio Basile – Emilia Scatigno – Alessandro Sampaoli

Regia Gianluigi Fogacci

 

LO SPETTACOLO

Una riscrittura potente e poetica di Fabrizio Sinisi, uno dei più importanti e rappresentati drammaturghi italiani, dell’Agamennone di Eschilo. Una riflessione profonda sul rapporto fra potere e relazioni umane, un passato tragico e doloroso che si riverbera in un presente pieno di incognite, in cui il vincitore di un conflitto decennale appare in verità come un uomo sconfitto e schiacciato dai rimorsi, che trova solo nei ricordi la forza di portare avanti la propria esistenza. Una regina che abita il palazzo del potere ma che si sente inadeguata al ruolo del comando, e che nell’attesa del ritorno del suo re trascina la sua vita nel vizio e nella decadenza, cercando di placare un dolore antico. L’incontro, tanto atteso fra queste due entità terribili e disperata non sarà privo di momenti di grande amore e intimità ma sempre pervasi da un presagio tragico, e che culminerà in un definitivo regolamento di conti. Una ragazza che non riescea reggere il suo talento di profetessa e che cercherà invano di invertire le onde del destino che presagisce con troppa lucidità. Il tutto sullo sfondo di una città sfinita da una guerra che sembra eterna
e che ha perso la sua guida morale e i valori su cui è stata fondata e grazie ai quali ha prosperato. I richiami alla contemporaneità, pur non essendo espliciti son fin troppo riconoscibili, soprattutto alla luce dei recentissimi avvenimenti storici. In questa frammentazione del mito e sgretolamento della classicità la figura del coro si riduce a un personaggio che interviene nell’azione più che commentarla e che non si sottrae alla sua parte di responsabilità nell’epilogo che, pur essendo già scritto sorprende per violenza e drammaticità.

 

 

“PLATONOV”  di Anton Čechov

Traduzione e adattamento Peter Stein e Carlo Bellamio

Con  Alessandro Averone – Gianluigi Fogacci – Emilia Scatigno – Sergio Basile – Alessandro Sampaoli e altri nove attori in via di definizione

Regia Peter Stein

 

LO SPETTACOLO

Nel 2010/2011 il Teatro Menotti ha prodotto I Demoni di Dostoevskij, con la regia di Peter Stein: un’opera monumentale e straordinaria, andata in scena nei più importanti Festival internazionali e teatri. Un evento teatrale epocale che ha tracciato una linea di eccellenza nel teatro europeo contemporaneo.
Oggi quella collaborazione si rinnova con Platonov, un’altra grande sfida artistica. A firmarla è ancora una volta Peter Stein, maestro indiscusso della regia del secondo Novecento, fondatore della leggendaria Schaubühne di Berlino, protagonista di un teatro filologico, rigoroso, profondamente umano. Tedesco, classe 1937, Stein ha segnato l’immaginario scenico con la sua capacità di rileggere i classici in chiave contemporanea, mantenendone intatta la complessità. In scena i suoi attori “complici” come Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Andea Nicolini, Emilia Scatigno e Alessandro Sampaoli parte di una compagnia di 15 attori scelti con il solito rigore dal maestro.
Con Platonov, Stein affronta un’opera giovanile di Anton Čechov, scritta intorno al 1880, e nota anche con il titolo “Senza padri”. È un testo straordinario, visionario, difficile, mai pienamente compiuto, ma proprio per questo carico di potenziale.

Peter Stein racconta Platonov

«È la storia di un uomo dotato di talento e fascino, ma incapace di trovare un posto nel mondo. È amato da quattro donne, ma non riesce a scegliere. Si perde nei suoi stessi pensieri, oscilla tra desideri e paure, fino a detestarsi. Pensa al suicidio, e proprio quando trova il coraggio di vivere, una delle donne che lo ama lo uccide.
Platonov è il primo esempio di quegli uomini “superflui” che Čechov avrebbe poi disseminato nei suoi racconti e drammi. È anche un testo pieno di altri personaggi bellissimi, ognuno in lotta con le proprie contraddizioni, con problemi economici, emotivi, affettivi.
È il ritratto di un mondo che sta crollando ma che non rinuncia alla bellezza. Per raccontare questa storia ci vogliono quindici attori, e una scenografia che riesca a restituire la complessità e la ricchezza di questo universo. Ho immaginato cinque spazi diversi, che si trasformano e si rincorrono come gli stati d’animo dei personaggi: una grande veranda dove si svolgono le prime scene di incontro; un parco notturno, che si illumina di fuochi d’artificio
come un’illusione di felicità; un tratto di ferrovia con pali telegrafici, simbolo di un progresso che non salva; l’interno di una piccola scuola di campagna, luogo di idealismo e frustrazione; e infine una stanza sontuosa con armi alle pareti, dove si consuma la tragedia.
Mettere in scena Platonov è un’impresa piena di timori e speranze. Ma ne vale la pena.
Pochi testi teatrali offrono una tale ricchezza umana, poetica, drammatica. Čechov, anche da giovane, aveva già capito tutto.»

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