ALESSANDRO PREZIOSI
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ALESSANDRO PREZIOSI

“ASPETTANDO RE LEAR” da William Shakespeare

Adattamento di Tommaso Mattei – Opera in scena di Michelangelo Pistoletto

Con Nando Paone – Roberto Manzi –  Federica Fresco – Valerio Ameli

Regia Alessandro Preziosi

 

LO SPETTACOLO

Aspettando Re Lear è un adattamento da Shakespeare con un evidente richiamo a Aspettando Godot di Samuel
Beckett, uno spettacolo sul difficile rapporto tra padri e figli, sulla relazione tra Uomo e Natura e sulla perdita dei valori. Nello spettacolo si parla di follia, di potere che distrugge, di solitudine di caos dentro e fuori, ‘l’unico ordine possibile’ per Michelangelo Pistoletto. E in scena ci saranno le opere e i costumi del maestro, costumi iconici realizzati dal collettivo Fashion B.E.S.T. con materiali sostenibili, ma anche le musiche saranno ispirate dall’artista.
Parlando di questa commistione multidisciplinare tra arte contemporanea e teatro, commenta Alessandro Preziosi nella veste di regista: “A teatro ho condiviso la messa in scena dei presupposti del Terzo Paradiso, la terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la Natura. L’uomo deve cercare di non essere debitore alla Natura di ciò che indossa: il senso dell’abito, del superfluo, dello stretto necessario sono tematiche di Pistoletto che porto a teatro. L’uomo nella sua nudità trova sé stesso, e così anche noi attori durante lo spettacolo veniamo privati dei vestiti, per farci vedere per quello che siamo”

Il testo si concentra sul momento chiave della tragedia shakespeariana, rappresentato dalla tempesta che colpisce il re proprio mentre vaga, nella landa desolata, per allontanarsi dal disastro combinato con le “amate” figlie. Lear, accompagnato dal conte di Kent, sotto le mentite spoglie di un servo, e dal fedele Fool, a sua volta “interpretato” della figlia Cordelia, assiste inerme allo sconvolgimento dell’ordine naturale. La tempesta è il culmine del caos a cui alla fine il re deve arrendersi tornando uomo tra gli uomini, debole, amareggiato, stanco, ma finalmente spoglio di quella corona che lo ha portato alla distruzione. A pagare le conseguenze della “cecità” dei genitori, saranno i figli. Re Lear è dunque la metafora della condizione umana: caduta e creazione. Lear ama solo sé stesso, la mancanza d’amore l’ha portato alla follia e alla solitudine; vaga in una landa di nulla con cui il sovrano senza più corona dovrà fare i conti. È come se Re Lear prevedesse l’inevitabile nulla che ci attende come risultato del fatiscente ordine permanente, proprio come Aspettando Godot ci rivela quel che accade “dopo che il vecchio cade”.

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