COMPAGNIA GLAUCO MAURI ROBERTO STURNO
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“I FRATELLI KARAMAZOV” di Fëdor Dostoevskij

Con GLAUCO MAURI – ROBERTO STURNO – Paolo Lorimer – Pavel Zelinskiy – Laurence Mazzoni – Luca Terracciano – Giulia Galiani – Alice Giroldini

Regia Matteo Tarasco

(gennaio/aprile)

 

NeI Fratelli Karamazov al centro c’è un parricidio, e l’odio dei fratelli per il padre: ma il messaggio finale spinge all’amore, alla fratellanza.
Il 1878 è per Dostoevskij un anno denso di avvenimenti di carattere pubblico e privato, il lavoro su quello che sarà il suo ultimo romanzo si intensifica durante l’estate e in novembre la prima parte de I Fratelli Karamazov è terminata: inaugurerà sul “Messaggero russo” il nuovo anno, il 1879.
Il successo è immediato e crescente; ogni puntata è un avvenimento, suscita dibattiti, polemiche, dissensi e osanna. Nel 1880 le pubblicazioni si interrompono per due mesi, in maggio Dostoevskij si reca a Mosca per le celebrazioni puškiniane.Il 6 giugno, in occasione dell’inaugurazione del monumento al poeta tiene il suo celebre discorso, accolto con entusiasmo dal pubblico e dai giornali.
In luglio riprende la pubblicazione delle puntate con un successo travolgente, tanto che alla fine dello stesso anno il romanzo viene pubblicato in volume. In pochi giorni ne vengono vendute 1.500 copie.
I Fratelli Karamazovè senza dubbio il romanzo più complesso della narrativa dostoevskiana,uno straordinario viaggio iniziatico nei massimi problemi etici. Il racconto del Grande Inquisitore è uno dei vertici della letteratura universale, un capitolo probabilmente senza confronti.
Il romanzo narra la storia della sciagurata famiglia Karamazov, ma insieme pone il problema di qual è il senso della vita e se è possibile vivere senza Dio. Il padre Fëdor, astuto, debosciato, violento, avaro, scatena per la sua irrefrenabile libidine la tragedia. I tre fratelli, Dmitrij, Ivan e Aleksej, costituiscono una unità morale, una personalità collettiva in cui ognuno può identificarsi: la passione, la ragione, l’amore.
Nell’ultima parte il romanzo è intessuto di parole di pace, di amore, un rassicurante invito ad avviarsi per il cammino duro, fecondo, di una rinascita spirituale.
Dostoevskij stesso ci invita a non avere paura della vita e ad amare l’uomo con tutti i suoi errori e con tutti i suoi peccati, attraverso il vecchio, saggio monaco Zosima:
<<Fratelli, non abbiate paura dei peccati degli uomini, amate l’uomo anche col suo peccato, perché questo riflesso dell’amore divino è appunto il culmine dell’amore sulla terra. Amate tutta la creazione divina, nel suo insieme e in ogni granello di sabbia. Amate ogni foglia, ogni raggio di luce! Amate gli animali, amate le piante, amate tutte le cose! Se amerai tutte le cose, scoprirai in esse il mistero divino. Chiedete a Dio l’allegrezza, siate gai come i bambini e come gli uccelli del cielo. E nella vostra azione non vi turbino mai i peccati degli uomini, non abbiate paura che sciupino l’opera vostra e vi impediscano di portarla a termine. Non dite:“Il peccato è forte, l’empietà è forte, l’ambiente corrotto è forte mentre noi siamo soli e deboli, l’ambiente corrotto ci guasterà e ci impedirà di compiere la nostra nobile opera”. Figli miei guardatevi dallo scoraggiamento! Qui non c’è che un solo mezzo per salvarsi: rendiamoci responsabili di tutti i peccati dell’uomo!

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