“LUNGO VIAGGIO VERSO LA NOTTE” di Eugene O’Neill
traduzione Chiara De Marchi
Con Federica Di Martino e altri 3 attori da definire
Adattamento e Regia Gabriele Lavia
produzione: The Factory – gentilmente concesso da Fondazione Teatro della Toscana
LO SPETTACOLO
Dopo il grande successo de “Il Berretto a Sonagli” e l’ottima accoglienza del nostro spettacolo “Un Curioso Accidente” di Goldoni Gabriele Lavia e la sua Compagnia affrontano l’opera di Eugene O’Neil “Lungo Viaggio Verso la Notte”. Scritto tra il 1941 e 1942 e prima assoluta nel febbraio 1956 a Stoccolma, “Lungo Viaggio Verso la Notte” dopo la morte dell’autore vinse il Premio Pulitzer per la drammaturgia nel 1957 ed è considerato il capolavoro del drammaturgo statunitense. Ha avuto numerose messe in scena in tutto il mondo con la prima in Italia nel 1957 al Teatro Valle di Roma a cura di Renzo Ricci. Dell’opera Sidney Lumet diresse la regia per il primo adattamento cinematografico nel 1962 con Katharine Hepburn e Ralph Richardson.
Spettacoli su richiesta
“LAVIA DICE LEOPARDI” di Gabriele Lavia
Lavia «dice Leopardi»: dice, perché non legge né interpreta, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche leopardiane, da A Silvia a Passero solitario, dal Canto notturno di un pastore errante dell’Asia a La sera del dì di festa.
Leopardi soggiornò a Pisa nove mesi fra il 1827 e il1828, dove sembrò rinascere, e ritrovare un equilibrio che lo portò a stemperare di nuovo nella dolcezza dell’intuizione poetica il disincanto e l’amarezza delle Operette morali. L’attore e regista milanese vuole rendere omaggio al poeta, al suo soggiorno pisano, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica. “Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciarne il suono, non ci vuole altro. Da ragazzo volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me a fare una maratona restando fermo sul posto”
“LE FAVOLE DI OSCAR WILDE”
Gabriele Lavia affronta le favole di Oscar Wilde, una lettura come solo un grande maestro del teatro può presentare. La grande voglia di teatro e partecipazione riporta gli spettatori all’attenzione al presente, attraverso la genialità di Wilde.
Lavia sapientemente ricerca in questi testi il pretesto per abbandonarci all’ascolto di storie fantastiche, che alludono alle contraddizioni di una moralità che condiziona spesso la nostra vita. All’apice della notorietà lo scrittore inglese scrive alcune fiabe per i figli Cyril e Vyvyan, allora bambini: sono storie malinconiche, popolate da personaggi memorabili. Principi ingenui, regine in incognito, giganti insicuri, usignoli generosi, fattucchiere piacenti, razzi vanitosi e nani da circo: l’intento era quello di divertire i due bimbi e, soprattutto, educarli a una vita giusta e felice. Tra le righe, la difficoltà di mantenere una doppia vita, tra un matrimonio di facciata e l’omosessualità difficilmente occultabile.
Il grande interprete e regista ha scelto per questa serata Il Principe Felice e Un ragguardevole razzo. La statua del Principe Felice e la piccola rondine non sono che due varianti del carattere di Wilde: mondano e godereccio l’una, malinconico e compassionevole l’altro.
Attraverso una critica alla società vittoriana inglese lo scrittore mette alla gogna politici, intellettuali cattedratici, famiglie borghesi. Wilde esalta i bambini che nella loro ingenuità vivono di sogni e se la prende con chi, da intellettuale scettico e razionalista, ridimensiona le loro fantasie.
Un ragguardevole razzo è una novella sarcastica, una divertente satira dell’ipocrisia borghese: protagonista del racconto infatti è un razzo egocentrico ed arrogante. Autoproclamatosi protagonista di uno spettacolo pirotecnico organizzato dal re, constaterà a proprie spese quanto sia poco saggio trattare gli altri in maniera irrispettosa e come l’arroganza, alla fine, non paghi.