GIORGIO TIRABASSI con ‘HOT CLUB ROMA’

GIORGIO TIRABASSI con ‘HOT CLUB ROMA’

“DJANGO RAEINHARDT –  Il fulmine a tre dita”

 

GLI ARTISTI:

Giorgio Tirabassi, voce e chitarra solista
Moreno Viglione, chitarra solista
Gian Piero Lo Piccolo, clarinetto e sax
Gianfranco Malorgio, chitarra ritmica
Renato Gattone, contrabbasso

 

IL PROGETTO
Ideato dal chitarrista Gianfranco Malorgio dell’Hot Club Roma in collaborazione con il direttore artistico del Festival Jazz Tradizionale di Lanciano Renato Gattone, lo spettacolo di musica e parole racconterà al pubblico la vita del più grande jazzista europeo, icona indiscussa dello stile Manouche, all’apice del successo negli anni
Trenta e Quaranta.

PERCHÉ UNO SPETTACOLO SU DJANGO REINHARDT
Jean Reinhardt (Liberchies, 23 gennaio 1910 – Samois-sur-Seine, 16 maggio 1953) in arte Django Reinhardt è stato un chitarrista jazz belga di etnia Sinti. Dopo l’incendio della roulotte in cui viveva che gli provocò l’atrofizzazione delle dita anulare e mignolo della mano sinistra, cicatrizzate insieme, Django sviluppò una tecnica chitarristica rivoluzionaria, riuscendo a vincere la menomazione. La fama dei suoi virtuosismi e del Quintetto Hot Club de France che fondò negli anni Trenta assieme al violinista Stéphane Grappelli, varcò ben presto i confini del vecchio continente: fu Duke Ellington a invitare Django negli Stati Uniti d’America (primo jazzista europeo chiamato a suonare negli Usa) per una tournée conclusa alla Carnegie Hall di New York nel 1946. Mito senza tempo, alla vita di Django si riferì Woody Allen con il film ”Accordi e disaccordi” nel 1999. L’anno dopo uscì ”Chocolat” del regista Lasse Hallstrom con Johnny Depp attore protagonista; “Minor Swing”, uno dei brani simbolo di Django, era il tema della colonna sonora candidata all’Oscar nel 2001.

PERCHÉ UNO SPETTACOLO DI TEATRO E MUSICA
Giorgio Tirabassi, attore di indiscusso talento, è anche un grande appassionato di chitarra. Nello spettacolo “Django Reinhardt, il fulmine a tre dita” riveste il duplice ruolo di narratore e musicista: attraverso la lettura e la recitazione, racconta i passi e gli aneddoti più significativi della vita del jazzista gipsy. Tra momenti ironici e passaggi commoventi, lo spettatore si ritroverà proiettato nell’Europa delle sale da ballo della Parigi negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, percependone le atmosfere come in un film in bianco e nero.

LO STILE MANOUCHE
Il Jazz Manouche è uno degli stili del jazz. Si suona con due chitarre, una solista e una ritmica, e un contrabbasso, spesso accompagnati anche da una voce e/o da un violino e/o da un clarinetto. L’improvvisazione, anche su brani sentiti per la prima volta, è la base dello spirito musicale manouche.
Nel Progetto “Django Reinhardt, il fulmine a tre dita” la musica è affidata ad una band di cinque musicisti professionisti del Gipsy Jazz – tre chitarre, un clarinetto e contrabbasso – per una potenza di suoni che si preannuncia coinvolgente e appassionante. Di facile ascolto, il Jazz Manouche alterna momenti ricchi di virtuosismi ad altri romantici e intrisi di malinconia; sentimenti e stati d’animo che solo la musica gitana sa evocare, riuscendo a toccare le corde più nascoste di ognuno di noi.
Non desta meraviglia, infatti, il successo pluriennale del Festival romano di Villa Celimontana che dal 2009 dedica a Django quattro serate sempre ‘sold out’, con la rassegna ideata e curata da Renato Gattone, direttore del Festival jazz tradizionale di Lanciano. Dopo aver ospitato nelle precedenti edizioni Dorado Schmitt, Angelo Debarre, Robin Nolan, Popi e Tucsi Basily, divenuti ormai beniamini del pubblico del Villa Celimontana, l’edizione 2013 è stata inaugurata da Stochelo Rosenberg, uno dei chitarristi più noti e apprezzati della scena jazz manouche internazionale.

 

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