MASSIMO POPOLIZIO

MASSIMO POPOLIZIO

“LA CADUTA DI TROIA”

Brani dall’ Eneide letti da Massimo Popolizio con Musiche eseguite dal vivo da Stefano SalettiBarbara Eramo – Giovanni Lo Cascio

(giugno / luglio)

Dal secondo libro dell’Eneide nasce “LA CADUTA DI TROIA”, ne è interprete Massimo Popolizio, voce
magnetica e inconfondibile, tra gli attori più importanti del panorama nazionale.
Il tema è quello dell’inganno. L’immenso cavallo, dono dei Greci, viene trasportato nelle mura di Troia, ma si
trasformerà per i troiani in una macchina di morte e distruzione.
Alla corte di Didone, Enea narra, descrivendo con “indicibile dolore “, quella notte di violenza e di orrore.
Le parole di Virgilio sembrano uno storyboard, una sorta di sceneggiatura ante litteram e “attraverso quelle
parole – dice Popolizio – cercherò di creare vere e proprie immagini, di far vedere ciò che è scritto”.
Le musiche, realizzate da Stefano Saletti e Barbara Eramo, sono arricchite dalla presenza del musicista
iraniano Pejman Tadayon che suona il kemence, il daf e il ney, antichi ed evocativi strumenti della tradizione
persiana. Le lingue cantate sono il ladino, l’aramaico, l’ebraico e il sabir, antica lingua del Mediterraneo. Saletti
usa strumenti come l’oud, il bouzouki e il bodhran per risaltare le atmosfere animate da Massimo Popolizio e
dalla voce limpida di Barbara Eramo che si muove tra melismi e scale di derivazione mediorientale.
Una vera e propria “partitura” che fa di questa pièce un’operina a sé, dove la voce di Popolizio si fa corpo e
materia

 

“PASOLINI – Una Storia Romana”

Brani da Ragazzi di Vita, Una Vita Violenta, e dalle raccolte Religione del Mio Tempo e Scritti Corsari – interpretati da Massimo Popolizio e Musiche eseguite dal vivo da Giovanna Famulari al violoncello.

(giugno / settembre)

La magistrale interpretazione di Popolizio intreccia il racconto biografico di Pasolini, dal suo arrivo nella città eterna nei primi anni cinquanta fino alla sua tragica morte nel 1975, con i più celebri testi dell’autore. Attraverso Ragazzi di Vita e Una Vita Violenta abitiamo la realtà post-bellica delle borgate romane e dei ragazzi che le popolano, siamo immersi in uno spaccato di periferia intrisa di povertà assoluta ma anche di geniali ed esilaranti espedienti per tirare a campare tipici dello spirito goliarda e spensierato dei suoi abitanti. Ascoltando poi le poesie e i brani dalle raccolte Religione del mio Tempo e Scritti Corsari rimaniamo sopraffatti perché il poeta “profeta”, da immenso intellettuale qual è stato, attraverso la critica al perbenismo e conformismo del suo tempo individua in maniera lucida e spietata le responsabilità del degrado culturale che ancora oggi ci circonda. In
Pasolini però il senso del tragico e quello del comico non si oppongono mai ma si trasformano ed è grazie a questo miracolo e all’aiuto dello struggente violoncello di Giovanna Famulari che possiamo assistere ad una serata veramente irripetibile.

 

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