PEPPE BARRA

PEPPE BARRA

“LA CANTATA DEI PASTORI PER LA NASCITA DEL VERBO UMANATO”  di Peppe Barra e Lamberto Lambertini

Musiche Giorgio Mellone

Regia Lamberto Lambertini

(dicembre/ gennaio)

 

TRAMA

Immaginiate due napoletani, due morti di fame, Razzullo, scrivano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore
Romano, e Sarchiapone, suo compaesano, in fuga per i crimini commessi, mentre Giuseppe e la Vergine Maria vagano in cerca di alloggio per far
nascere Gesù. Immaginate una tribù di Pastori in attesa del Messia. Immaginate una turba di Diavoli, mandati da Lucifero sulla terra per uccidere
la Sacra Coppia, spaventare e torturare in tutti i modi i due disgraziati compagni, che le provano tutte pur di trovare un lavoro che permetta loro di
mangiare. Immaginate l’Arcangelo Gabriele, armato come un San Michele, proteggere tutti, ricacciare le Furie nel buio dell’Inferno e permettere
che nasca il Redentore. Immaginate.
STORIA

IL VERO LUME TRA LE OMBRE, era il titolo di una sacra rappresentazione data alle stampe, nel 1698, dal gesuita Andrea Perrucci, che firmava
con lo pseudonimo di Casimiro Ruggero Ugone, scritta con intenti moraleggianti, per contrastare i rituali con i quali il popolino onorava le feste
come il Carnevale e il Natale. Dalla metà dell’ottocento il titolo si cambiò in: LA CANTATA DEI PASTORI. Verso la fine del settecento, al povero
Razzullo che, senza coprotagonista non aveva modo di inventare lazzi e contrasti tipici della Commedia dell’Arte, venne affinacato Sarchiapone,
un suo doppio, una sua evocazione, un suo mister Hyde, un gangster travestito da clown. Sarchiapone, al contrario dello spaventatissimo Razzullo,
non ha paura di nulla, nemmeno dei draghi dell’Inferno. Assassino, ladro, gobbo, deforme, maligno, bugiardo, in poche parole il beniamino di noi
bambini. La Cantata, a dispetto del titolo, non aveva canzoni. Anno dopo anno il popolo ha arricchito il copione con tutti i linguaggi, alti e bassi
del teatro: farsa, avanspettacolo, commedia dell’arte, musical. Già nell’ultimo dopoguerra Sarchiapone appariva cantando le canzonette più in
voga, con il massimo godimento del pubblico. La tradizione popolare stravolse a poco a poco quel testo della controriforma, volgarizzandolo,
rovesciandone gli intenti educativi, edificanti, riuscendo così a strapparlo dall’ineluttabile oblio del tempo. Lo spettacolo andava in scena alla
mezzanotte del 24 dicembre. Al popolino, dopo la cena della Vigilia, toccava fare una scelta: a Messa o a Teatro?
REGIA

Un’edizione nuovissima della Cantata. Un’ora e quaranta minuti, senza intervallo. Nuove scene, nuovi i costumi e le musiche, nuovi gli attori e i
cantanti, per giocare i loro ruoli con PEPPE BARRA, che incarna da cinquant’anni il pulcinellesco Razzullo. LALLA ESPOSITO, già in coppia con
Peppe nella trionfale tournée dell’anno scorso con Non c’è Niente da Ridere, interpreterà un comicissimo Sarchiapone. Uno spettacolo che vuole
mettere al centro la lingua, la musica, la storia della città di Napoli, unico luogo al mondo dove sia stato possibile creare, e conservare così a
lungo, uno spettacolo dal genere indefinibile, un unicum teatrale, frutto di secoli di devozione. Uno spettacolo che sia, allo stesso tempo, colto e
popolare, comico e sacro, profondo e leggero, commovente e divertente per un pubblico di grandi e di piccini. Uno spettacolo all’antica italiana,
dove, sulle tavole scalcagnate, i guitti impersonavano più ruoli, in una girandola di travestimenti che diverte il pubblico e spaventa i due affamati
protagonisti. Gli altri collaboratori artistici sono, squadra vincente non si cambia, Carlo De Marino per le scene, Annalisa Giacci per i costumi,
Giorgio Mellone per le musiche dal vivo, Francesco Adinolfi per le luci, Francesco Esposito l’aiutoregia. La regia è di Lamberto Lambertini

 

“NON C’E’ NIENTE DA RIDERE” di Peppe Barra e Lamberto Lambertini

Con la partecipazione di Lalla Esposito e con 3 musicisti (pianoforte – violino e mandolino – clarinetto)

Regia Lamberto Lambertini

 

LO SPETTACOLO

“Vi fa molto ridere questa mia poesia? – dice l’Attore al pubblico che si sbellica – Ci ho messo cinque anni per
scriverla!” Qui sta la chiave di questo spettacolo, da qui il titolo: Non c’è niente d ridere. Uno spettacolo al
contrario che incuriosisce, sorprende e diverte, fin dalla prima scena. Anche la scenografia raffigura un teatro
visto dal punto di vista degli attori, con il sipario, le quinte, da dentro, con i palchetti accesi come fondale e
le luci della ribalta accese contro di noi. In questo spazio irreale si avvicendano un Attore e un’Attrice (Peppe
Barra e Lalla Esposito). Macchiette, canzoni, monologhi del vecchio Varietà e surreali parodie del teatro
classico napoletano, rappresentano le situazioni drammatiche della coppia teatrale, fino all’inatteso finale
pulcinellesco, di comica e maliconicapoesia. L’Attore veste il panni di Pulcinella morto che scende in terra per
vedere che fine ha fatto la sua Colombina, che invece ritrova furiosa perché si credeva abbandonata. Piano
piano, sull’onda dei ricordi, sommersi dalla nostalgia di un’epoca perduta, che non tornerà mai più, tre bisticci,
dolci parole d’amore e duetti, si abbracciano per andarsene insieme in Paradiso. Uno spettacolo dal ritmo
incalzante, per i continui cambi di scena, di luce, di costume, di linguaggio, uno spettacolo d’Attore, come si
diceva un tempo, sostenuto e arricchito dalle musiche dal vivo.
Peppe Barra e Lamberto Lambertini, di nuovo insieme, vogliono offrire al pubblico uno spettacolo che, con lo
stesso spirito di quel Teatro che insieme con l’indimenticata Concetta Barra, riuscì, per dodici anni, in Italia e
nel mondo, a coniugare l’applauso del pubblico con l’esultanza della critica, la risata con la commozione, la
leggerezza con la cultura, la raffinatezza con la volgarità. Oggi più che mai, dopo tanti mesi oscuri e difficili,
pubblico desidera divertirsi, soprattutto nel senso di essere trascinato fuori dal tempo e dalla realtà, perché il
vero teatro, si sa, è sempre più bello della vita vera, perché sul palcoscenico persino la morte è per finta.

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